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Gipsoteca Bartolini

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Nel 1784 il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena covertì il quattrocentesco ospedale di San Matteo in ambiente di studio dove conferire modelli di opere d’arte per gli studenti, fondando la Galleria dell’Accademia di Belle Arti.

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Nell’antica ala dell’ospedale adibita a corsia delle donne, è collocata oggi una Gipsoteca, dedicata ai modelli creati dall’artista ottocentesco e professore dell’Accademia, Lorenzo Bartolini. Questo ambiente ricrea idealmente lo studio dello scultore, in cui sono esposte varie tipologie di busti, figure intere o monumentali opere sepolcrali. Fra i soggetti si riconoscono modelli per celebrare sia artisti toscani come Machiavelli (del Bartolini), Arnolfo di Cambio e Brunelleschi (del Pampaloni), sia facoltosi aristocratici che si stabilirono a Firenze nell’Ottocento.

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Molte di queste famiglie nobili russe, inglesi, polacche affidarono alla sensibilità di Lorenzo Bartolini e Luigi Pampaloni la realizzazione di numerosi ritratti, medaglioni e catafalchi per commemorare i propri cari. Il Bartolini era molto ricercato per la sua abilità di ritrattista, in quanto era capace di delineare fisionomie aggraziate ed espressiva personalità dei soggetti raffigurati, grazie ad un lavoro di sottile indagine psicologica.

pampaloni-childE’ interessante notare quale fosse il gusto estetico dell’epoca nella scelta delle acconciature e delle vesti alla moda, ispirate al mondo classico antico. Attraverso gli oltre duecentocinquanta busti esposti si puo’ ripercorrere la moda del tempo, che fu dettata all’inizio dell’Ottocento dalla Francia, con l’uso di volumi modesti per acconciature raccolte, ampi scolli e lunghe tuniche morbide femminili durante il periodo Neoclassico e Stile Impero.

Tecnica della Formatura

Le opere della Gipsoteca sono modelli tratti dalla creta, ottenuti da una prima forma che si perde. Sul modello realizzato venivano inseriti chiodi o punte metalliche necessarie al momento di sbozzare il blocco di marmo per avere riferimenti precisi nelle diverse quote di livello da levigare. I punti scuri che caratterizzano le superfici dei modelli esposti sono proprio le tracce di questi chiodi, fondamentali per la traduzione su marmo del soggetto. Lungo la Gipsoteca è possibile comprendere il lungo processo di realizzazione del modello attraverso l’antica tecnica della formatura, spiegata in un interessante video che rivela i vari passaggi eseguiti dallo scultore.

Pontormo

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Lungo la parete sinistra della Gipsoteca si trova un affresco di piccole dimensioni (91cm x 150cm) dipinto da Jacopo Carrucci, detto il Pontormo, attorno al 1514. Dell’affresco in esame, prima opera nota di Pontormo dipinta in semplice terra verde, non si conosce l’ubicazione originaria. Vi è raffigurata una scena di vita ospedaliera, in cui si riconosce l’uso originario del salone della gipsoteca come corsia femminile dell’Ospedale di San Matteo. Pontormo descrive un momento di vita quotidiana all’interno dell’ospedale, dove si riconoscono sullo sfondo i letti in legno per le malate, accudite da monache. Nella scena si accavallano figure di donne in preghiera, atti di carità e partecipazione della Beata Umiltà durante una lavanda dei piedi e orante di fronte alla Vergine col Bambino. In precedenza l’affresco era stato attribuito ad Andrea del Sarto come opera giovanile ma solo ad inizio Novecento venne ascritto al Pontormo grazie a Bernard Berenson. Lo stacco dell’opera, avvenuto nel 1856, evidenziò che quella parete non era il suo originale supporto. Secondo l’interpretazione di alcuni studiosi il dipinto fu commissionato al Pontormo da una committente “risanata”.

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